Riportiamo il testo della lettera che Paolo Pizzi, presidente del blasonato running team Co-Ver Mapei, ha indirizzato sabato scorso al presidente della FIDAL Franco Arese, alla viglia della finale nazionale dei Campionati di Società di Corsa Campestre.
Preg.mo Presidente Franco Arese, è mio desiderio congratularmi per la consegna dei tricolori di cross alla compagine maschile delle Fiamme Gialle. Il fatto che io Le annunci le mie felicitazioni per l'esito dei societari di corsa campestre con un giorno di anticipo sullo svolgimento della competizione è legato al fatto che il risultato sia pressoché scontato. Il mio intento è naturalmente provocatorio, ma - si badi bene - non polemico e fine a se stesso.
Le mie congratulazioni al club, che domani conquisterà lo scudetto, sono sincere. Ribadisco inoltre la stima nella Sua persona e nelle Sue capacità di dialogo con le diverse componenti che danno vitalità all'atletica italiana; per questo motivo sono convinto che saprà ascoltare le mie considerazioni.
La società sportiva di cui sono lieto di essere presidente, Co-Ver Sportiva Mapei, è una delle più titolate dell'ultimo decennio e oggi - pur mantenendo una struttura tecnica e un organico di atleti di primissimo livello - è impossibilitata a competere con i gruppi militari. Converrà con me sul fatto che un certo livello di concorrenza tra club e l'incertezza dell'esito dei CdS susciti maggior interesse rispetto ai campionati medesimi.
Ricordo le battaglie sui singoli punti che decidevano gli allori di cross nei primi anni 2000. Ancora fremo di entusiasmo ricordando ad esempio Caserta 2001, quando Co-Ver Mapei vinse il titolo pur totalizzando un punteggio identico a quello delle Fiamme Gialle; oppure a Modena 2003 quando la mia società si piazzò "solo" terza, dietro Carabinieri e ancora FF.GG., ma con distacco di pochissimi punti: lo spettacolo era straordinario. La stessa incertezza caratterizzava le sfide al femminile tra la mia società e il C.S. Esercito, piuttosto che la Fondiaria SAI o la Forestale o ancora il Runner Team Volpiano...
Nelle ultime tre edizioni della finale nazionale dei CdS, lo scudetto maschile è stato appannaggio delle FF.GG.; mentre nel 2008 i titoli nel corto e nel lungo femminili sono andati ancora a gruppi militari. La tendenza alla "monopolizzazione" degli allori da parte dei militari sembra accentuarsi di anno in anno.
Provo nostalgia di quei tempi, nient'affatto remoti, in cui società militari e civili si ponevano in competizione alla pari: chi aveva seminato meglio avrebbe raccolto il frutto più pregiato.
Oggi per svariate ragioni l'incertezza del risultato non è possibile. Provo ad esaminare le cause principali: (a) il rastrellamento dei giovani promettenti da parte dei gruppi militari; (b) alcune difficoltà burocratiche per le società civili a far gareggiare i propri tesserati stranieri; (c) un certo grado di discriminazione nell'atletica (rispetto ad altri sport) nei confronti dei comunitari, accomunati in una categoria unica agli "stranieri" tout-court; (d) da ultimo ma non meno importante, il calo di entusiasmo dei civili e dei loro sponsor per gare che si rivelano a senso unico. Senza voglia di lavorare e di faticare, nemmeno il club civile più entusiasta e appassionato può pensare di essere competitivo in campionati nazionali.
Credo occorra, nell'interesse dell'atletica, riflettere collegialmente su possibili soluzioni o alternative allo strapotere dei gruppi militari. Vorrei si recuperasse l'amore per lo spettacolo; vorrei rispolverare la gioia di partecipare ai CdS per provare a dare il massimo e non solo per piazzarmi nelle prime venti società italiane (meramente per garantirmi il diritto al tesserare atleti professionisti extracomunitari).
Perché non provare ad intavolare una discussione costruttiva sulle regole dei CdS? Si potrebbero riunire delegazioni federali, delle società civili, dei gruppi militari e - magari - dei tecnici, come del resto già promessoci in passato a proposito del Campionato Italiano di Corsa su Strada; si potrebbe pensare di riconoscere uno status speciale a quegli atleti comunitari che gareggino per club italiani da un certo numero di anni (pensando a "casa mia", l'ungherese Aniko Kalovics è tesserata per noi da molto tempo); si potrebbero sveltire le procedure di tesseramento per gli extracomunitari (in questa e nella scorsa edizione dei CdS, per ritardi nelle operazioni di tesseramento a livello federale, ho dovuto rinunciare a schierare nei CdS il Campione d'Europa di cross, Sergiy Lebid, con noi da oltre 10 anni); molte altre proposte potrebbero emergere da una fase di dialogo.
Una riflessione collettiva può portare ad esiti straordinari, credo sia un'iniziativa che valga la pena prendere e che mi sento di consigliarle vivamente, facendomi interprete di un sentimento di "impotenza agonistica" sempre più diffuso nei club civili.
Sicuro di un Suo cortese cenno di riscontro, La prego di accogliere i miei più cordiali saluti.
In Fede Paolo Pizzi