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"A me non mi piace prostituzione intellettuale, a me piace onestà [...]". 

Riprendo la frase più celebre della settimana, pronunciata dallo Special One Jose Mourinho. Nel mondo del calcio, ma più in generale nello sport italiano, essere onesti e dire la verità senza peli sulla lingua può costare caro. La verità - quando si esplicita attraverso uscite critiche - è troppo spesso scomoda; i furbetti che amano aggirare le regole (o più spesso fingono COLPEVOLMENTE di ignorarle) sono in difficioltà di fronte al disvelamento della propria disonestà.

E' un discorso che vale in linea generale e nel nostro campo per chi infrange le norme contenute nei regolamenti sportivi.
I regolamenti sono discutibili ed è facoltà di ciascuno avanzare le proprie riserve in conformità alla libertà di pensiero ed espressione che ci è riconosciuta.

Vi sono sedi opportune per modificare i regolamenti laddove - in democrazia - si riscontrino possibilità migliorative. Sono certo che un regolamento non vada mai violato (se non per un moto rivoluzionario anti-tirannico, fattispecie che usualmente non si da nel mondo sportivo): una regola prescrittiva vigente non deve essere infranta, pena la destabilizzazione dello stato di diritto che garantisce la pacifica convivenza tra gli uomini. Nello sport, pena minare la pacifica convivenza tra atleti ed altri attori sociali coinvolti nell'attività (tecnici, giudici, tifosi, etc...).

Se io mi dopo, sto infrangendo le regole. Devo pagare la mia colpa, senza se e senza ma. Se io prendo parte a una competizione cui non ho diritto di partecipare, sto infrangendo le regole. L'autorità giudiziaria deve vigilare ed impedire che ciò accada. Se ciò accade comunque, devo essere squalificato e pagare il mio errore.

Siccome nello sport ci sono i giudici ma non i poliziotti, chi deve fare le veci delle forze dell'ordine? Il cittadino/sportivo coscienzioso. Se io infrango le regole sportive e mi approprio indebitamente, per esempio, di premi che spetterebbero ad altri, che cosa sto facendo? A casa mia si dice che sto rubando. E rubare è un reato penalmente perseguibile.

Ecco perchè non bisogna chiudere un occhio sulle irregolarità sportive.
Ecco perchè non siamo antipatici se andiamo dal giudice a segnalare che un tizio non ha diritto a gareggiare e partecipare al montepremi.
Ecco perchè non siamo razzisti se segnaliamo che uno straniero tesserato in Lombardia non può correre nelle gare regionali di un'altra regione.
Ecco perchè un dopato dovrebbe scontare tutta la sua squalifica prima di poter rientrare alle gare.
Ecco perchè un cittadino/sportivo sotto processo per reati legati al doping (uso o spaccio) non deve gareggiare...

Due esempi recenti: l'1 marzo nella mezza di Como il Sig. Civiello - squalificato dalla UDACE per reati legati al doping - ha gareggiato ed è arrivato secondo. Credo che a) Civiello sia in assoluta malafede e b) che l'organizzazione sia colpevole di averlo fatto correre e di averlo premiato.

Altro caso sconcertante è la mezza di Treviglio: per l'ennesimo anno hanno partecipato e sono stati premiati stranieri senza diritto di correre. Erano in malafede, giacchè io stesso ho sentito dalla bocca dell'organizzatore le seguenti parole (correva l'edizione 2007): "questa è casa mia e faccio quello che voglio io" (era stato interpellato proprio in merito alle partecipazioni irregolari). E la FIDAL (tramite i giudici e i propri uffici) cosa ha fatto per impedire che le irregolarità avessero luogo? NIENTE. Tant è che alla gara ogni anno viene rinnovata l'autorizzazione FIDAL e l'inserimento nel calendario federale.

Le colpe non sono univoche: ci siamo noi sportivi che per quieto vivere (o imbarazzo o timore) troppo spesso ce ne stiamo zitti e facciamo spallucce. Ci sono i giudici che non vogliono beghe con gli organizzatori. C'è la FIDAL che non interviene in maniera sanzionatoria perchè non vuole inimicarsi gli organizzatori/contribuenti. Ci sono gli atleti che gareggiano irregolarmente che sperano di farla franca e che sono certi dell'incertezza della pena (il bisticcio di parole è semanticamente interessante...). Cominciano a tirare fuori le unghie e vedremo che ristabilendo la legalità:

a) gli atleti regolari (amatori e professionisti) saranno più contenti;
b) la FIDAL potrà diventare anche organo di garanzia e non solo sanguisuga del mondo amatoriale;
c) i giudici si sentiranno investiti di quell'autorità che è loro consona e non si accasceranno sotto i colpi di pane e salamella degli organizzatori disonesti;
d) gli organizzatori onesti e le loro gare saranno premiati dalla partecipazione gioiosa di chi corre per passione;
e) gli atleti con tendenze al furto autorizzato saranno estromessi quando tenteranno di gabbare il prossimo...

Per ripasso collettivo, un piccolo sunto delle regole di partecipazione alle gare, semplificate per tutti!
In modo da evitare di farci ingannare da chi bara sui tesseramenti!
Ovviamente chi non è tesserato non può gareggiare.

Ovviamente non può gareggiare chi si trova sul territorio italiano al di fuori del quadro legislativo (clandestini). Le irregolarità possibili e frequenti possono riguardare atleti italiani di alto livello ed atleti stranieri (normalmente essi pure di alto livello). Mi limito al settore corse, per evitare di creare confusione e dilungarmi troppo.

Corse internazionali: italiani e stranieri – purché regolarmente tesserati per la FIDAL o altra federazione nazionale – possono partecipare senza limitazioni, salvo il possesso di minimi di ammissione espressamente richiesti. I tesserati per le federazioni nazionali straniere devono essere in possesso di autorizzazione della federazione di provenienza a gareggiare in Italia (esiste anche un'autorizzazione implicita, su cui non mi trattengo, è una fattispecie che riguarda soprattutto le federazioni di stati minori il cui apparato amministrativo non sia particolarmente efficiente).

Corse nazionali: Italiani e stranieri – purché regolarmente tesserati per la sola FIDAL – possono partecipare. Facciamo attenzione alle gare miste FIDAL-UISP-CSI-ALTRO in cui stranieri non tesserati potrebbero cercare di aggirare il tesseramento FIDAL con l'adesione a squadre amatoriali affiliate a UISP-CSI-ALTRO... Le gare competitive rispondono alle regole FIDAL, non esistono regolamenti spuri e non dobbiamo sottostare alla compiacenza di alcuni organizzatori che pensano di aver potere normativo assoluto in casa propria.

Corse regionali: gli atleti italiani possono partecipare senza limitazioni; coloro che nell'anno precedente fossero nei primi 10 delle graduatorie nazionali e che fossero tesserati per una società di una regione diversa da quella dove si svolge la gara hanno però bisogno di una speciale autorizzazione della FIDAL che attesti la loro idoneità a partecipare. Sono atleti di alto livello che potrebbero “ammazzare” gare di profilo non eccelso; la loro partecipazione è subordinata all'attestazione della necessità di quella gara ai fini della preparazione atletica e simili. Gli atleti stranieri possono partecipare solo se tesserati per una società della regione in cui si svolge la gara, senza altre limitazioni (per cui se, ad esempio, Gebrselassie fosse tesserato per un'ipotetica “Podisti di Milano”, potrebbe gareggiare in una garetta a Carugate...). Lo stesso discorso, su scala inferiore, vale per le gare provinciali.

Corse Regionali "OPEN": le Società o i Comitati Provinciali che intendano organizzare una manifestazione che sia aperta a rappresentative nazionali, regionali o societarie straniere, possono richiedere al Comitato Regionale di appartenenza l?autorizzazione ad organizzare una manifestazione ?Regionale Open?. La partecipazione a queste manifestazioni anche di atleti italiani compresi nei primi dieci delle graduatorie nazionali assolute dell?anno precedente ovvero, IN VIA DEL TUTTO ECCEZIONALE anche di atleti stranieri non inclusi nelle rappresentative, è subordinata all’autorizzazione del Segretario Federale.

 

Il vademecum ufficiale (NORME PER L'ORGANIZZAZIONE DI MANIFESTAZIONI) è reperibile all'URL: http://www.fidal.it/files/Norme_org_manifestazioni.pdf

 

Tito Tiberti