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Se affronti una gara un po' lontano da casa senza amici fidati con cui correre, ti può capitare di imbatterti in strani personaggi... 

Capita… a volte capita! La voglia di condividere, il desiderio di essere partecipi, la semplice gentilezza, l'atmosfera gioviale che troviamo nel mentre si partecipa ad una gara, soprattutto quando siamo in "trasferta"lontani da casa, fa si che ci si può imbattere in "personaggi" quanto meno sopra le righe! Personaggi divertenti o/ma che alla lunga… Eccone un esempio, magistralmente (mi sembra di esserci) descritto da Elisabetta Iurilli.

 

"Ciao Gilberto, se affronti una gara un po' lontano da casa senza amici fidati con cui correre, ti può capitare di imbatterti in strani personaggi... a me è capitato ieri sul Lago Maggiore dove ho provato una mezza...buona lettura! "
Ciao, ciao Betta

 

Giulio Cesare

Mattinata fresca, fin troppo. Il lago Maggiore nel suo splendore, con le montagne bianche di neve a riflettersi nello specchio blu immobile, solcato solo da rari vaporetti con a bordo tanti omini in pantaloncini colorati. Tanti come me, che fra poco avrebbero cercato il loro ingresso nella griglia di partenza della Mezza.

Non era mica facile capire dove dovevo andare, eravamo veramente tanti, tutti rigidamente suddivisi per categorie in base al numero assegnato sul pettorale. Che bello questo pettorale! Sotto il numero il mio nome e la mia nazionalità! Mi sembra quasi di essere una top runner!

Trovo la categoria di quelli che "corrono come me". Prima di decidere a chi affiancarmi faccio un rapido esame dei presenti. Di solito cerco delle donne più o meno della mia età e con le mie caratteristiche fisiche, gente con cui può essere piacevole fare tanti chilometri, alleati nei momenti di crisi. Vedo un gruppetto misto, uomini e donne dall'aspetto simpatico, mi mischio a loro, chissà….

Non siamo pigiati come al solito, la griglia è veramente lunga, meno male. Certe volte aspettare lo start tutti pigiati mette duramente alla prova qualsiasi podista, soprattutto le donne. Gli uomini, infatti, hanno sempre caldo. Indossano come capo preferito la sola canotta, anche quando la neve lambisce i margini della strada. Dopo mezzora di riscaldamento stare vicino ad un uomo in canotta non è decisamente il massimo. Poi sono tutti abbastanza alti e noi poverine di solito arriviamo lì, in corrispondenza dell'apertura ascellare… Se è inverno aggiungi a quelli fisici l'odore nauseabondo dell'olio di canfora. Il massimo per desiderare lo start più di ogni cosa al mondo.

E finalmente lo sparo liberatorio. Partono gli hand-bikers poi i top runners tutti kenioti, poi qualche vips, più famoso per altri meriti che quelli della corsa e poi noi, un fiume lungo e colorato, pronto a mettersi alla prova coi propri limiti una domenica dopo l'altra.

Corro i primi chilometri facendo gruppo con i ragazzi che avevo vicino alla partenza, e intanto sento la voce di un uomo che continua a parlare come una radio dietro di me. Pian piano la voce si avvicina e mi rivolge la parola. Mi dice che gli piace la mia canotta e mi chiede se sono francese visti i colori bianco rosso e blu che porto addosso. Ma no, italiana doc, anzi genovese come scritto sul davanti della mia divisa societaria, a dire il vero quasi mi offendo. Strano modo di cercare l'approccio. Mi invita a leggere quello che c'è scritto sulle sue spalle. Una scritta bianca e rossa ricamata a punto croce reca ben leggibile X LEGIONE. Quella di Giulio Cesare precisa lui. E inizia così la storia delle gesta del famoso generale romano, delle sue battaglie principali "quella volta a Farsalo…", intervallate da particolari tecnici "altro che mezza domenicale, quelli marciavano a 5.20 con la corazza, altro che noi…" e io capisco che non ho tregua. Allungo il passo ma lui mi sta dietro, rallento e lui mi incita a seguirlo. Alle volte gli rispondo a tono, i miei studi classici fanno capolino, ma mai avrei pensato di farne sfoggio durante una mezza maratona. E intanto la fatica si fa sentire, non è piano il percorso… e il mio compagno sta cominciando a parlare di una dittatura più recente che però c'entra qualcosa con quella romana… capisco che è un simpatizzante del regime fascista e io ho poco fiato per dirgli che la penso politicamente esattamente all'opposto… mi parla di una marcia fatta in Germania, dove ai ristori se non facevi il saluto romano non potevi bere… e gli brillano ancora gli occhi… però mi allunga una pastiglia di sali e, da vigliacca, accetto volentieri. Ricadiamo su Giulio Cesare, colpa mia che gli ho detto che la mia prossima gara sarà a Roma. Gli dovrò salutare il Foro e in particolare il cippo che… Basta, sarà la pastiglia, o il fatto che sono al diciannovesimo e non ne posso proprio più di condottieri e imperatori, lo saluto e sprinto, mi risponde che non ha abbastanza fiato, altrimenti mi seguiva. Già il fiato… ne avesse consumato la metà di quello che gli è servito per tenermi compagnia con gli imperatori… magari arrivava prima degli hand-bikers e dei Kenioti… sono cattiva lo ammetto. Ecco il traguardo, lo passo e non trovo nessuno ad aspettarmi… Già è la festa della donna, e mio marito sarà al ristorante a consolarsi come tanti uomini che non hanno trovato il mangiare pronto a casa…

Bevo un buon the caldo e mi avvicino nuovamente alla zona arrivo. Cerco il mio compagno di gara. Voglio dirgli che, nonostante tutto, è stato simpatico correre con un imperatore!

Di Elisabetta Iurilli