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Alessandro grando

Domenica ero alla mia quarta Maratona in terra emiliana. Negli anni abbiamo corso con la pioggia, con la nebbia, col sole. Il percorso è, per me, sempre bello e vario. L’altimetria non regolare è ampiamente compensata dal bel  paesaggio, che aiuta la testa quando le gambe vorrebbero tirare indietro. Se si eccettuano gli ultimi  amorfi, vuoti e detestabili  2 kilometri, per il podista è sempre un belvedere. All’inizio sono i monumenti  del centro storico baciati dal primo sole...

...poi si sostituisce la dolce campagna che va incontro alle colline appenniniche, con qualche caseificio che ci ricorda da dove nasce il soave Parmigiano Reggiano. Siamo partiti col freddo pungente, aria tersa e sole basso, come si conviene in inverno. Forse la temperatura mi ha un poco condizionato, così ero molto contratto, con addirittura propositi di ritiro al passaggio da via Guasco, sede dei servizi pre-post gara per gli atleti. La vicinanza del mio maestro di corse, mi ha fatto desistere e le sue parole hanno funzionato da spinta positiva, così, piano piano, anch’io sono entrato in gara verso il 5° km.

I propositi erano di metterci a 5,10 al km per non soffrire . Così è stato. La mia tendenza alla corsa irregolare, veniva prontamente frenata dal saggio Renato che mi ricordava con tono … podistico: “A quanto andiamo?, Guarda il Garmin!”. Qualche km più avanti si è unito a noi Roberto, compagno di squadra, perso in precedenza tra la folla dei partenti. Abbiamo trottato di conserva fino al 32°. Poi io ho rallentato facendomi sfilare dai due amici, Ho cominciato a soffrire al 35°, causa le fitte al nervo sciatico, riacutizzatesi forse per il freddo. Nulla mi avrebbe impedito di raggiungere il traguardo ma, anche vedendo a consuntivo la velocità degli ultimi 2 km, mi  ricordo che la gamba doleva veramente. Ho sforato di 2 min. il tempo prefissato, ho trovato il maestro in attesa dopo la linea, mentre io quasi piangevo per il dolore che però si è presto affievolito. Al traguardo ho comunque notato molti podisti privatissimi, come neanche a Luglio… Certo la giornata fredda ha presentato qualche conto muscolare anche ad altri. Tutto dimenticato in fretta davanti al ristoro finale superbamente gestito dai tanti volontari, prodighi di the, biscotti e sorrisi.

Sorrisi ovunque vi fosse un addetto all’organizzazione. Già al mattino presto al ritiro pettorali la cortesia degli addetti fungeva da preriscaldamento. Ai ristori sul percorso assieme alle cibarie venivano elargiti incoraggiamenti e ringraziamenti per il fatto di essere in gara. Io, e molti altri, salutavamo con un grazie che ci veniva spontaneo, spesso ricambiato da un meraviglioso:”Grazie a voi”. Da non crederci, visti i tempi che viviamo. Tutta l’atmosfera della gara era improntata alla cortesia, alla volontà di dare a noi podisti il servizio migliore possibile. Questa è sempre stata la cifra caratteristica della Maratona di Reggio Emilia. Perciò mi sento di dire che la quindicesima edizione è stata vinta soprattutto dai volontari che ci hanno confezionato ancora una volta una magnifica festa. Grazie a tutti!

 

Alessandro Grando