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La Mezza di Genova, la mia città. Ho preparato per due volte questa gara, impegnandomi negli allenamenti e dando sempre il meglio di me stessa.

Elisabetta Iruilli

Non sono mai riuscita a correrla. Mi infortunavo sempre qualche giorno prima dell'evento, e subivo la mancata partecipazione con il senso di frustrazione tipico di un obiettivo mancato. Per di più poi mi toccava rimanere ferma a lungo e tutto diventava più insopportabile. Quest'anno avevo deciso di prendere gli allenamenti con più calma e di badare soprattutto alla mia forma fisica. Non sono superstiziosa, ma man mano che si avvicinava...

 

... sentivo la mezza come una minaccia incombente alla mia salute.

Ho conosciuto Luca tramite il web. La sua passione per la corsa, la sua grinta, il non darsi mai per vinto mi hanno conquistato. Domenica ci saremmo conosciuti anche di persona e avremmo corso insieme questi 21 km della Superba.

La mattina della gara il cielo è grigio e le nuvole cariche di pioggia si stanno avvicinando sempre più. L'appuntamento è in piazza dell'Annunziata. Sono un po' agitata. Forse è anche il posto in cui sono ad aspettare il mio amico che mi ricorda il mio passato da universitaria, gli esami che non finivano mai, quella via Balbi corsa sempre in salita per non perdere il treno… ora ho vent'anni di più, continuo a mettermi alla prova e continuo a correre in salita…

Poi vedo Luca, il suo passo veloce, i suoi capelli brizzolati alla George Clooney, ha una gran voglia di correre, da troppo tempo non lo faceva sulla distanza della mezza, è carico di energia positiva.

Ci spogliamo, ci puntiamo il pettorale, siamo pronti, un po' di riscaldamento poi Genova sarà nostra. Una corsettina leggera per far andar le gambe, per scaldarle prima della partenza e avverto il primo dolore ad una caviglia. Non è possibile, mi dico tra me e me, è solo suggestione.

Lo start, emozionante come al solito, e subito la marea colorata di podisti si snoda attraverso le vie della città. Ne diventiamo in breve i padroni, corriamo dove di solito passano le automobili, ci riappropriamo di quegli spazi urbani che spesso guardiamo troppo confusamente e di fretta. Non c'è il frastuono del traffico, i semafori continuano a scandire i loro tre colori senza che nessuno dia loro retta, i vigili perdono il loro ruolo di castigatori e proteggono il nostro passaggio da chi non sa che oggi in centro c'è la gara.

E' tutto bello, è bella Genova, il suo grigiore, i suoi palazzi alti e sobri di decorazioni esterne, sono belle le sue salite che ricordano i suoi monti alle spalle, e gli spazi che si aprono all'improvviso lasciandoti intravedere il mare lontano… Genova ti conquista a poco a poco, lascia che sia tu a scoprirla, non ostenta i suoi tesori in bella vista a tutti, Genova bisogna guadagnarsela.

Inizia a piovere. Luca mi dice che è niente in confronto alla Vivicittà di qualche settimana fa, dove c'era un vero diluvio in atto, questa pioggia non disturba più di tanto. Anche a me non dispiace poi tanto quest'acqua che mi bagna il viso e si confonde col sudore rinfrescandomi anche un po'.

Siamo in corso Italia, di fianco a noi il mare e sento nuovamente il dolore alla caviglia, questa volta un po' più deciso di prima. Perché peso troppo penso, e caccio via il pensiero godendo alla vista della sopraelevata ormai vicina. Qui sopra il passaggio è riservato alle sole automobili, oggi invece sarà fantastico correre su questo nastro d'asfalto sgombro da ogni mezzo a quattro ruote e ammirare a nord le case che si arrampicano sui monti e a sud il porto con le sue grandi navi da crociera, la Lanterna e il mare col suo senso d'infinito.

Luca è in gran forma, mi rendo conto di fare un po' fatica a seguirlo e lui mi da consigli su come correre, accorciare la mia falcata e aumentarne la frequenza. Siamo in prossimità dell'imbocco autostradale. Tutto mi sembra irreale, persino arrivare a Fiumara, il centro dello shopping, e tornare indietro senza borse cariche…

Che fatica la rampa in salita che mi riporta a correre la soprelevata nel lato opposto… il dolore alla caviglia preme sempre più, ormai manca poco, si tratta solo di stringere i denti e di pensare che l'arrivo è vicino.

Gli ultimissimi chilometri sono i peggiori. Le pozzanghere mi sembrano paludi con tanto di sabbie mobili, la pioggia inizia a darmi fastidio, sono stanca e dolorante. Luca invece è un fiore. Senza la mia zavorra forse sarebbe già arrivato da un po'. Glielo dico e lui si mette a ridere. Infondo non lottiamo per il primo posto.

Tagliamo il traguardo tenendoci per mano. Mi viene naturale abbracciarlo, è stato un compagno fantastico e questa mezza era importantissima. Luca infatti non vede come noi, ma penso che nessuno se ne sia accorto, perché oggi è stato solo uno fra i tanti partecipanti della Mezza di Genova, uno come gli altri.

La mattina seguente la passo al pronto soccorso. La mia caviglia ha le dimensioni di un pallone da rugby. Due giorni di riposo assoluto, ma fra quindici posso già correre. E' andata fin troppo di lusso…

 

Di Elisabetta Iurilli

 

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