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Stubborn. Testardo. Uno degli aggettivi che meglio definisce il mio risultato.

federica oreglia

Mi preparo per mesi, come tutti del resto, gettata con assoluta determinazione in questa impresa che fra figli, lavoro e stanchezza arriva con sollievo al suo epilogo. Negli ultimi giorni prima della partenza aumenta la tensione ma anche la consapevolezza che questa fatica epica sta per finire. Speriamo ardentemente in un happy ending. Partiamo per Londra con entusiasmo misto ad ansia per il tempo che a volte pare catastrofico, ma poi no, forse dry.

 

Non so quante volte avro' guardato di nascosto il weather forecast, con un certo riserbo a mostrare questa mia apprensione. Il sabato in effetti piove e fa freddo. Che incubo! La maratona sotto la pioggia! Com'e' capitato al mio compagno di allenamenti Matteo a Treviso. Pero' lui ha fatto "il tempo"! Chissa' se ce la potro' fare anch'io….

Mio marito che ormai conosce il mio mood pre-gara mi sopporta con amore e simpatica ironia che spezza la tensione. Ma al mattino, quando alle cinque e trenta suona la sveglia, dopo una notte passata a sgomitarmi negli odiosi letti inglesi piccolissimi una meravigliosa sorpresa. Il cielo appare terso e una luce chiara e promettente invade la stanza. E' sufficiente per placare gli animi e far salire l'eccitazione e il desiderio di affrontare l'impresa.

Colazione, vestizione, tutti preparativi calcolati con la meticolosa precisione con cui affronto le gare. Questa poi, meritava tanta accuratezza. Pettorale, spillini, chip. Tutto sembra filare liscio.

In pullman abbiamo come accompagnatore d'eccezione Stefano Baldini. Figuratevi! Per me che mi sono ammalata di corsa da poco! Si chiacchiera, si cercano di carpire i segreti, gli ultimi consigli di un uomo che ha corso la maratona di Londra ben sette volte e che qui ha fatto il suo personale! Manca poco che ci racconti anche le curve del percorso…una cosa mi colpisce: scopro, ormai tardi, che il percorso non e' per niente piatto come mi avevano raccontato corridori profani.

Ahime'! Tanto basta a gettarmi nello sconforto…tutta qui la mia autostima? Le parole rassicuranti del mio coach riecheggiano vuote nella mia mente.
Il pullman si ferma, siamo arrivati, comincia l'avventura. Stefano, dammi un cinque che mi portera' fortuna!

E' incredibile la quantita' di gente in cui ci ritroviamo all'improvviso, in questo prato enorme dove riecheggia la voce dello speaker che scandisce informazioni e dondolano le mongolfiere colorate degli sponsor. Atleti e temerari si preparano con apparente calma. Alcuni com'e' d'uso in questa maratona sono mascherati da personaggi famosi o buffi. Immaginate correre la 42 km appesantiti da un travestimento! Ma lo scopo e' molto nobile, correre per charity raccogliendo fondi per importanti cause, cosa che rende ancora piu' unica questa maratona. La tensione della gara si stempera nella curiosita' di vivere questa situazione straordinaria, di girare fra la gente, scambiarsi battute, fare foto. Ci sono persone di tutto il mondo, di tutte le razze ed eta' solo accumunati da uno stesso desiderio di challenge.

L'attesa passa velocissima e in un attimo veniamo riscossi dai comandi perentori della grande macchina organizzativa che ci esorta a consegnare le borse e dirigerci alle griglie di partenza. Tutti in ordine senza spintoni ne' confusione 38000 atleti schierati a pochi istanti dallo sparo. Ritorno in me, mi concentro, respiro a fondo, bacio e via! Partiti! Siamo veramente una moltitudine, bisogna stare attentissimi a tenere il passo senza farsi prendere la mano. Nella mente le istruzioni di Max, non correre troppo forte la prima parte, andare in progressione…ci sono, e' la mia gara, ogni volta lo e', cerco di dare il massimo, so cosa devo fare. Ho solo paura, temo di non farcela e allora non ho tempo per pensare, solo correre.

I primi 10 passano nella confusione piu' totale, fatico a trovare il mio passo, sono trascinata dall'entusiasmo e dai compagni che mi corrono vicino (mi sembrano tutti piu' forti di me!). Sono piena di incertezze, andro' troppo forte? Avro' mangiato abbastanza? Quando prendo il Forza Viva? PARADOSSALE!!! Proprio io che passo le giornate a spiegare agli altri come alimentarsi correttamente e come integrarsi in gara! Aiuto! Devo assolutamente rilassarmi! Putroppo non trovo un riferimento, troppa confusione. Decido di correre da sola, io e i miei tempi che ho imparato a memoria. Finalmente mi rilasso, trovo il ritmo, e incominciano a passare a 5 alla volta i chilometri. C'e' una folla entusiastica di persone ad entrambi i lati della strada che ininterrottamente ti incitano urlando e suonando e ballando. Mai visto cosi' nemmeno a New York. E' straordinario, elettrizzante. Chissa' se mi incanteranno fino alla fine quando non ne potro' piu'…

Passo il Tamigi sul Tower Bridge, me lo voglio imprimere nella mente, e' imponente, straordinario. Salitella, discesella…Riprendo il controllo, ci infiliamo in un tratto in cui si corre nei due sensi. La musica e' al massimo, lo speaker annuncia, incredibile, che stanno passando i primi! Mi trovo per un istante faccia a faccia con gli atleti piu' forti del mondo, gli passo accanto, mi sposto come per sfiorarli, sono troppo curiosa. La mia fatica assume per un attimo dimensioni piu' umane…anche loro soffrono! Non pensiamo alle gambe, guardiamo solo il Garmin e non molliamo. Come ho fatto a trascinare mio marito in questa avventura? Immagino mi stia maledicendo.

Al trentesimo mi rassicuro, sara' dura ma e ce la faro'. Putroppo tutto il bello intorno a me comincia ad appannarsi. Potrei essere un po' ovunque e me ne dispiaccio. Preferirei imprimere nella mia mente ogni immagine di questo percorso nella folla londinese, mi costringo a guardare intorno ma in fondo anche Baldini lo diceva al meeting tecnico. Quando corre non riesce ad apprezzare il contesto. Mi sento un po' come lui…del resto c'e' poca differenza…
Comincio a pensare che manca poco, in fondo come gli ultimi 2 da 5000 che il mio coach Max mi ha fatto fare e che avevo corso troppo forte…ecco aveva ragione! Mi sono "cucinata", ho voluto strafare e adesso la pago. Galleggiano nella mia mente ricordi di pista, i saluti dei miei compagni prima di partire, che figura se non ce la faccio! Le gambe sono di piombo ma la testa e' dura, durissima. Arrivo al 40 e poi basta…riesco solo a sperare che sia finita, questa sofferenza biblica, ma perche' lo faccio, questa sara' proprio l'ultima! Entro in un parco, alberi secolari, il sole che filtra fra i rami. Dovrebbe esserci Buckingham Palace, boh! Dove me l'avranno messo…? Finalmente compare il cartello ultimi 600 metri! In questo delirio di miglia e chilometri che si mescolavano nella confusione piu' totale hanno avuto compassione di noi europei, questi presuntuosi! Accelero, accelero, accelero. Nella convinzione di finirla prima e per non rinunciare a quell'ultimo sprazzo di orgoglio della volata finale. Non posso certo trascinarmi senza dignita' al red carpet!
Taglio! E' fatta! Finita! Come volevo! Come speravo!

A quando la prossima?
Peccato, e' gia' passata, non ho nemmeno sorriso al fotografo…

 

Federica Oreglia

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