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"...fino a ieri stavo seduto sulla riva del fiume, guardavo l’acqua scorrere, oggi l’ho attraversato…”


….Arriviamo a metà pomeriggio di sabato. “Arriviamo” perché siamo in due, insieme a me c’è Igor e non può essere altrimenti! La serata è bellissima l’aria frizzante. Cantalupo ligure è posto nel “cuore” della Val Borbera e Valle Spinti. Immersa nel verde, tanta bella campagna: tanti filari di viti, terra coltivata, frutteti e mucche al pascolo, circondata da monti dalle più svariate forme e altezze. Tanto per rendere l’idea, con le debite proporzioni può assomigliare a una delle dolci valli del trentino...

 

... Il ritrovo è nel palazzetto dello sport, per l’occasione fulcro della due giorni. Arriviamo “in punta di piedi”, per noi è un po’ come il primo giorno di scuola, siamo al debutto in questa fantastica disciplina. Ok chilometri ne abbiamo fatti tanti ma su strada, non ci rendiamo conto e non sappiamo (e forse è meglio) a cosa andiamo incontro. Fino ad oggi è stato solo un gran bel sogno, abbiamo letto, abbiamo ascoltato chi già….ma come si sa, la teoria dalla pratica è tutta un’altra cosa!

Ritiriamo il pettorale, ci viene controllato il materiale tecnico obbligatorio al seguito: luce frontale con tanto di pile di scorta, telo di sopravivenza, giacca pesante, fischietto e cellulare, per ogni evenienza. Tutto fluido e preciso ottima organizzazione.

Alle 18 e 30 circa incomincia il breefing: ci viene spiegato il percorso, le caratteristiche tecniche le difficoltà. Parlano i top runners Marco Olmo, Francesco Galanzino, Fulvio Massa e…

La manifestazione è organizzata da Gli Orsi e visto il loro impegno per la salvaguardia dell’ecosistema ospitano la presenza di un rappresentante di Greenpeace, che ci relaziona di quanti danni l’uomo reca all’ambiente e il loro impegno nel contrastarlo.

Prima e durante la cena Giorgio detto “il colonello” personaggio in tutto e per tutto degli Orsi, in tuta mimetica ed infradito, si “veste” da sciamano arringando i presenti con proclami simpatici e bizzarri, aiutando quanto meno a sorridere, a sciogliere la tensione e a “gasare” e “caricare” tutti noi.

La cena è buona e abbondante, si fraternizza si conosce, ci si scambia esperienze di gare, i prossimi “sogni”. Siamo tutti insieme come se ci conoscessimo da sempre tutto in semplicità, lo stesso pluri campione Marco Olmo è in mezzo a noi, sembra quello della porta accanto. Si mangia salame si beve vino, tutto con il contorno della musica, rock quello tosto che il dj “spara” a palla. L’ atmosfera ora è FANTASTICA!

Alle 21 e 30 si spengono le luci, si perché nel palazzetto si dorme (si fa per dire!), chi con il sacco a pelo chi con brandine chi per terra, insomma ci si arrangia. La tensione si sente, è palpabile. Ognuno di noi controlla ricontrolla il proprio zainetto, le luci, tutto meticolosamente. Si attacca il pettorale, ci si veste pronti perché la sveglia sarà alle 3!

Personalmente ho sentito tutti i rintocchi del campanile della chiesa che ogni mezz’ora scandiva il tempo passare. Non ho sentito solo quello delle 2! Questo se da una parte è stato fastidioso, mi ha permesso di “fotografare” tutto quello che accadeva intorno a me. Chi legge all’interno del sacco a pelo con la pila, chi invia sms o parla al telefonino, chi va su e giù al bagno, chi parla, chi sente la musica con le cuffiette, chi legge libri, chi cerca di addormentarsi chi “russa”, chi sogna chi dorme e basta!

 

“…Povero me! Povero me! Povero me!
Mi guardo intorno e sono tutti migliori di me…”

 

…Il “colonello ” oltre al ruolo di sciamano si assicura personalmente girando per il “dormitorio”, che tutti riposino. Coloro che non lo stanno ancora facendo li invita a farlo “sgridandoli” amorevolmente: a me dice: ”su dormi che domani è dura, devi fare le Porte di Pietra. (e non solo quelle saranno di pietra aggiungo io!) ”…ed io gli rispondo: ”magari… non ce la faccio, sono troppo emozionato…mi succede sempre così prima di ogni corsa alla quale tengo particolarmente, fu così anche per la prima maratona (Torino 2007)” ! Al che scrolla le spalle come a dire:"se ci sei abituato allora…" e và.

Sempre lui si occupa della sveglia che alle 3.00 scatta puntuale. In un attimo tutto si anima, Gli Orsi approntano la colazione: the caldo nutella, marmellata, fette biscottate, pane a volontà. Marco Olmo accompagnato dalla moglie è tra noi sorridente umile, chi lo scorge si ferma a guardarlo come incantato dal suo carisma e forse si domanda come mai sia così speciale. Si siede sotto dov’è appeso lo zainetto di Igor al quale dico scherzando: “vedi, Olmo così facendo ha scelto a chi un giorno passerà il “testimone”…e via a ridere….

 

Ci ritroviamo all’aperto per registrare il chip, è una notte limpida scura, è luna nuova in cielo solo le stelle, fa freddo ma l’adrenalina ci fa’ scudo.

Ore 4.08 la partenza tra fumogeni colorati e il suono della fanfara, è l’apoteosi. Un breve giro nei vicoletti del paese e si esce dall’asfalto per affrontare lo sterrato. E’ uno spettacolo vero e proprio, emozionante. Il folto gruppo diradandosi permette di essere ammirato, sembriamo un mare di lucciole fuori stagione, disposte a formare un lungo serpentone. Per capirsi (ci provo) è l’effetto delle fiaccolate natalizie degli sciatori, ma l’unicità di questa è che la nostra va dal basso verso l’alto in pratica controcorrente!

Dopo poco affrontiamo un passaggio suggestivo: piazzetta con monumento scalinata fino al ponte a semicerchio (letteralmente) logo della manifestazione che ci porta dopo l’attraversamento di due passerelle di legno ai piedi della croce degli Alpini; inizia la salita più dura di tutta la gara, è un sentiero stretto e molto ripido che non molla un attimo, se consideriamo il fatto che lo si percorre alla luce della propria frontale diventa davvero impegnativo.

Saliamo uno dietro l’altro non si potrebbe altrimenti. Nei punti più critici oltre alla rassicurante presenza dei ragazzi del soccorso alpino (grazie del loro incoraggiamento e sostegno) ci sono le “ferrate”. In altri tratti è così ripido che si sale a quattro “zampe”.

C’è religioso silenzio, la concentrazione è altissima ogni tanto rotto dallo ruzzolare a valle di qualche pietra birichina, che tutti avvertiamo come monito! Quando riesco ad alzare gli occhi vedo le nostre lucine sparpagliate lungo il crinale roccioso della salita fino a unirsi alle stelle insomma un tutt’uno! Vi posso assicurare, chi c’era ne è testimone che l’effetto suggestivo è questo.

In cima alla vetta dopo un brevissimo tratto strettissimo (vuoto a sinistra e a destra) sulla cresta giungiamo alla croce degli Alpini, abbiamo corso circa 7 km ed è solo l’inizio!

 

“…Eccomi qua sono venuto a vedere
lo strano effetto che fa… oltre al buio che c'è
e al silenzio che lentamente si fa… e siamo pronti a qualsiasi cosa
pur di stare qua… Eccoci qua siamo venuti per poco
perché per poco si va… e c'inchiniamo ripetutamente
e ringraziamo infinitamente… siamo una grande famiglia
abbiamo lasciato soltanto un momento la nostra vita di là…”

 

…Adesso ci aspettano un paio di chilometri “mangia & bevi” affilati e sconnessi, grazie al buio della notte che va a terminare, la paura del vuoto la possiamo solo immaginare! Dall’oscurità una voce indica: "pericolo! Discesa ripida…brutta" difatti più che scendere di passo, scivoliamo zigzagando a modo di sciatore, per fortuna il tratto è corto. Dopo un breve settore carrozzabile si arriva a Roccaforte 1° ristoro idrico e controllo cronometrico.

Attraversiamo il paesino che dorme, dopo il cimitero scendiamo per qualche chilometro su asfalto con qualche taglio nei prati. Mi stupisce o forse no, con quanta cura e frequenza è segnato il percorso. Mi da sicurezza COMPLIMENTI!

Tra la bruma spunta una chiesetta (Borassi) in mezzo al bosco, rallento e mi giro ad ammirarla sembra uscita da una favola. Il sentiero s’inerpica passando poi per un prato ancora un po’ di sentiero e arriviamo alla seconda vetta di giornata il Bric delle Camere quota (1018 mt). Albeggia è inutile dire che lo spettacolo è unico la prima luce del giorno timidamente fa breccia nelle tenebre, il sole irradia il suo tiepido calore!

Passando per un altro paesino (ormai è giorno), arriviamo a Costa Salata 2° ristoro idrico e punto controllo. Mi fermo a bere rifiato un po’, un Orso mi dice: "l’hai fatto il pieno d’acqua? Guarda che il prossimo è tra 20 km!…" ed io scioccamente: "grazie ma mi basta" per la serie “belinata” più grossa della storia!

Infatti: passando per sentieri più arcigni nel bosco e soddisfando la fame, la sete mi fa dar fondo alle mie riserve idriche. Guardando sulla destra riconosco all’orizzonte, in basso Vobbia più in su Crociefieschi oltre ancora Mte Maggio dove dietro so esserci il mio paese Casella, e in fondo in fondo il Santuario della Madonna della Guardia, dove oggi si svolgeva una gara in salita (6,5 km) lungo la ex guidovia organizzata dagli amici della Cambiaso & Risso.

Descrivo il paesaggio per cercare di rendere l’idea di che bella giornata è questa domenica, limpida, solare, le distanze sembrano accorciarsi. Per arrivare alla cappella di San Fermo, affrontiamo una rampetta erbosa verticale o quasi. In cima uno splendido concorrente incurante del cronometro (bravo) si ferma a fotografare tutto quello che riesce. Io da par mio continuo con la mia “memoria fotografica”, o come altro si chiami. Da qui si può intuire la globalità del percorso, seguendo la catena montuosa e ricordandomi dell’ “anello” mi viene spontaneo pensare: "ma no, ma non andremo fino a lì!" e invece….

Ora tocca al m. te Buio che si raggiunge attraverso il bosco sembra di salire in eterno. L’andatura ora è ad “elastico”, a turno ci si raggruppa, si supera, ci si ferma per poi ricominciare da capo! E’ un momento duro i crampi si fanno sentire, le mie ginocchia “scrocchiano” come si fa normalmente con le mani, non ci faccio caso sperando sia normale. Il momento è estremamente solidale, qui non esiste la contorta equazione “morte tua vita mia”, anzi e tutto un incoraggiarsi reciproco! In questi frangenti più o meno tra i vari “incroci” incontro l’amico Marco Melini il musicista, persona limpida, positiva. " Oh Gilberto ciao anche tu…". " ciao …". Insieme percorriamo un po’ di cammino, e lui a diradare i miei dubbi, le paure, trasmettendomi la sua calma, la sua tranquillità; mi parla come se stessimo facendo un giretto intorno al quartiere. Io non faccio altro che ascoltare attingere dalla sua esperienza. Mi chiede di Igor: "c’è c’è…. e un po’ più indietro forse fa la “scopa”. Conoscendolo starà impazzendo di gioia , questo è il suo mondo!" .. "chissà cosa sta provando" . "Me lo immagino a rincorrere il vento…".

Si esce dal bosco, d’innanzi un recinto con filo spinato, una volta passato un prato in “verticale” a tal punto che non si vede la fine. In cima due Orsi, scusatemi non conosco i vostri nomi (per intenderci i più alti) mi accolgono con complimenti e incitamenti. Al più alto gli faccio: " ciao, noi
due ci conosciamo…ti ricordi a Cimaferle, Gavone, Rigantoca
" e lui "a sì…ma non ti riconoscevo, sei in incognito (imbacuccato) " io scherzando replico: "l’ho fatto perché ho paura di fare brutta figura" e loro "no che stai andando benissimo!" siamo a 1402 mt. e naturalmente non è finita…

 

“…Quando credi d'essere sola su un atollo in mezzo al mare… Quando soffia la tempesta e
hai paura di annegare.
Chiama, chiama piano.
Sai che non sarò lontano. Chiama, tu,chiama piano.
Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio…
Quando crolla il tuo universo.
Quando tutto intorno è perso e hai finito di sperare.
Chiama, chiama piano. Sai che non sarò lontano.
Chiama, tu, chiama piano.
Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio...
Quando il giorno resta fermo e decidi di volare.
Quando certo d'aver vinto sulla nube di veleno.
E il tuo cielo è già dipinto di un crescente arcobaleno
Chiama, chiama piano. Sai che non sarò lontano.
Chiama, tu, chiama piano.
Ed arriverò io in un attimo, quell'attimo anche mio…”

 

“…Si scende ripidi giù per il prato si deve andare verso l’ Antola che si vede in lontananza in tutta la sua maestosità, con la sua croce luccicante. Quasi tutto per bosco, con l’amico Melini ci siamo lasciati, inesorabilmente, dapprima allungando io per qualche chilometro, finendo la mia birra. Poi è il suo turno, visto che la sua“spina” ce l’ha piena. La salita è varia per pendenza e ritmo anche se ha me conviene camminare. Tra gli altri simpatici incontri mi trovo a percorrere un tratto di cammino insieme ad un uomo in chiara evidente difficoltà, situazione alla quale non riesco a fuggire. Mi dice che ha fatto 600 chilometri per essere qui viene da Ancona. Farnetica di obiettivi, ritmi, aspettative, io non posso far altro che assecondarlo, ma cautamente e vedendolo in chiara crisi gli ricordo che in fondo arrivare significa vincere, tutti vinciamo da Barnes passando per Olmo fino a noi comuni mortali! E sdrammatizzando il momento gli ricordo che Cantalupo non si muove da dove è posto e che aspetta tutti, nessuno escluso. Poi non accorgendosi che io mi sfilo lo sento continuare parlare, senza accorgersi che sta parlando da solo!

Mi ritrovo su un sentiero a me familiare che da Pian Cassine porta appunto verso la cima. Sorrido nel vedere una freccia direzionale opposta che indica costa dei fontanin 7 ore 50 minuti, rido perché questo luogo è sopra al mio paese. Svolta secca a sinistra ( vecchio rifugio dell’Antola ) e in alto lassù la vetta.

Mi verrebbe voglia di girare verso la Valbrevenna in fondo alla quale si trova Casella. E in questo momento ( lo scrivo in questa maniera tanto per riderci su.. non prendetemi troppo sul serio ) in stile “commedia-noir” vengo assalito dal “demonio”. Sono distrutto, ho sete, mi manca la voglia di soffrire e lui cerca di far breccia nelle mie debolezze. Si fa vivo due volte: la prima tentandomi con l’imprecazione, attacco che riesco a respingere, ma subdolamente nel mentre compio l’erta ai 1600 della cima si ripresenta, invitandomi a ritirami, “chi te lo fa fare ai già corso abbastanza”, casa è dall’altra parte su che aspetti, chiama qualcuno che ti venga a prendere”. Sto per cedere, in vetta ai due ragazzi Orsi (in mountain bike) dico: "ho finito l’acqua, quando c’è il prossimo ristoro?" … "sei, forse sette km, tieni porgendomi la loro borraccia qui ce n’è un sorso" … li ringrazio ma serve appena per un soffio.

Destino fato o semplicemente solidarietà umana che da dietro una voce gentile mi chiosa:" tieni vuoi dei sali, bevi vedrai che ti riprendi, io sono a posto così!" è un concorrente come me si ferma, tranquillo senza a pensare a quanto perde, a quanti lo scavalcano, mi rincuora mi sostiene, mi dona la sua riserva idrica! Lo ringrazio li chiedo il nome ALDO (in seguito lo abbino al cognome) MAFFUCCI. E' lui a sconfiggere il mio nemico “tentatore”.

In breve mi riprendo, riesco ad ammirare lo spettacolo a 360° che offre la montagna, cosa che in due edizioni di Rigantoca non mi era riuscito, nonostante fossimo a metà giugno il tempo era da lupi! L’effetto è quello di tenere in mano la Liguria da una parte e il piacentino dall’altra. In fondo il bacino artificiale del Brugneto stende la sua lunga lingua d’acqua.

Da qui in avanti il sentiero è bello e agevole, tanto da permetterci di ammirare la natura sottostante. Sotto sulla destra mucche al pascolo, prati verdissimi di forma piana, “segati”, altre mucche le scorgo ai lati del sentiero, stanno tranquille alcune sedute, marroni bellissime con i loro vitellini di sana e “robusta costituzione”. Incrociamo turisti della domenica che ci chiedono da dove arriviamo.

Finalmente laggiù lontano si intravede delle case e delle macchine, siamo arrivati a Capanne di Carrega, 3 ristoro idrico e controllo cronometrico. Riprendo Aldo che mi passa l’ultimo sorso d’acqua eccezionale! Dal secondo (Costa salata) sono passate più di tre ore! Sono poco più delle undici del mattino e una ventina di chilometri dal precedente ristoro.

Faccio il pieno d’acqua riempendo stomaco e borraccie, Aldo si siede e consuma un alla vista succolento panino, "ci vediamo più in là". Siamo intorno al 41°chilometro, quindi superato la metà del percorso, nel nostro tragitto ad “anello” si capisce che stiamo ruotando e tutto ciò gasa e non poco. Prossimo obbiettivo sono le Capanne di Cosola tra circa 8 0 9 chilometri.

 

“…Ho ancora la forza che serve a camminare, ho ancora quella forza che ti serve
quando dici: "Si comincia !"…e al mondo sono andato,
dal mondo son tornato sempre vivo. Ho ancora la forza di starvi a raccontare
le mie storie di sempre. Ho ancora la forza di non tirarmi indietro,
di scegliermi la vita masticando ogni metro. E ho ancora la forza di scegliere parole
per gioco, per il gusto di potermi sfogare perché, che piaccia o no, è capitato
che sia quello che so fare...

 

“...Riparto cammino tutta la carrareccia nel bosco mangio e bevo per non incorrere in “crisi”. Uscendo dal bosco mi si presenta d’innanzi il m. te Carmo con l’ennesima croce, salita durissima in prato. Scendendo il paesaggio offre l’alternanza ora di bosco ora di prati. Discesa secca da camminare, poi un po’ di riposo fino al 45° chilometro, dopo di che facciamo in serie M.te Legnà a seguire il monte Cavalmurone, entrambe caratterizzate da staccionata con filo spinato. Salite che non erano segnate e talmente dure che io aiuto con le mani le gambe a compiere i passi uno dopo l’altro. Un ragazzo davanti a me è “bollito” a tal punto che non esita a stringere il filo spinato per spingersi a salire incurante del pericolo, ripidissimo, ci guardiamo e basta perché non si ha la forza di parlare pazzesco! Poi finalmente tanta discesa anche se per verità siamo talmente stanchi che io non sento più la differenza tra pendenza negativa o positiva, addirittura mi fa meno male salire. Capanne di Cosola 50° chilometro, sembra finita e invece…

 

“…Solo adesso lo so Come sei. Solo adesso lo sento Il male che fai. E a questo punto farò
come se. Non ci fosse stato mai vero amore tra noi. E non ti ascolterò se mi cercherai. Non ci
sei tu nei sogni, né ora né mai…

Non importa se vinco ma tu perderai. Sarò un lampo. Più veloce del mio cuore.. Dai dai dimmi allora chi sei. Più ti odio più sento che ti vorrei. È tardi ormai perché tutto finirà in un attimo, in un attimo!...”

 

Finalmente affrontiamo la salita verso monte Ebro la cima più alta di giornata i 1700 metri, zona prettamente alpina bellissima i venti soffiano forte. Le mucche continuano essere nostre compagne di viaggio, si trovano ovunque nei prati o nei boschi, se non le riesci a vedere sai della loro presenza grazie ai “medaglioni” che lasciano lungo la via.

Incrocio marito (barba lunghissima e riccioluto) e moglie (capelli corti bianchi) ieri sera eravamo vicini a tavola, Al marito un Orso gli ha “servito” le bavette al pesto sulle spalle! Dice che se non muore il prossimo anno vuole correre Le Porte di Pietra. Per quest’anno infatti partecipano alle Finestre di Pietra, ma vedendo di quanta bellezza è pregno l’evento, la mente corre già alla futura edizione.

Esclamo:"basta! Salita , non ne posso più" e la donna:"su dai non ti lamentare, preferiresti essere in un mega store? Oppure in mezzo al traffico? " ... "no no certo che no!" .

Quasi in vetta due donne sedute ai margini del sentiero, stanno contemplando l’emozionante panorama che si presenta ai loro occhi, le saluto dicendogli che fanno bene a godersi lo spettacolo e loro rispondono dicendomi che stanno facendo filosofia.

Discesona ripidissima spacca gambe circa 1,5 km su prato, sconnessa, finendo nel bosco presso il rifugio degli Orsi posto incantevole. E’ da qui alla fine che con il cuneese Giulio ci passiamo e ripassiamo una ventina di volte, in uno di questi frangenti rotola a terra picchiando violentemente la tibia, mi fermo lo guardo :"tutto bene? " ... "si si vai pure e tutto apposto" esclama lui. L’Orso del rifugio offre acqua e assistenza, dai ancora una salita e poi sarà discesa. Graziosi boschetti e prati ora si alternano, sembra con le mucche da cornice. Dobbiamo salire a monte Gropà . Prima duramente per bosco, poi allo scoperto per prato lungo una pista da sci con impianto di risalita e vista la stagione viene usata dai praticanti della mountain bike. La rampa finale è durissima, vado avanti perché la mia determinazione vince su tutto il resto! Le salite sono quasi finite, resta da salire e raggiungere le antenne del monte Giairolo che a questo punto diventa ostica.

 

“Una splendida giornata stravissuta …mi rendo conto che il tempo vola e che la vita poi è una
sola...
erano giorni di grandi sogni...
.....sai erano vere anche le utopie
SI!!!! STUPENDO!...”

 

La discesa è ripidissima cammino incurante di tutto il resto, Giulio mi passa per l’ennesima volte, ci salutiamo, il terreno fa male pietre sconnesse in pendenza, stento a camminare, le gambe non ne possono più. Appena la discesa si fa più dolce riprovo a correre, ma le gambe non vogliono assumersi la responsabilità di farlo. Ai piani di San Lorenzo ultimo ristoro mi ripetono per l’ennesima volta che manca poco. Ma è quel poco interminabile, cammino, corro, cammino, ma questi chilometri sembrano eterni. Terreno ora sconnesso e tecnico ora più agevole circa cinque chilometri. Si attraversa la strada che porta a Pallavicino, salitina breve ma intensa e via di nuovo giù in picchiata. Cammino mi dico che ho tutto il tempo che voglio per restare entro il tempo massimo, ed è vero.

Ma ecco di nuovo come d’incanto mi raggiunge nuovamente Aldo, si ferma mi fa:"oh bene, vedo che ti sei ripreso, bravo, dai che è quasi finita, io sono in albergo a Pallavicino e so che quella strada l’ho fatta ieri sera, siamo prossimi a Cantalupo, ci vediamo buon arrivo ".. "lo ringrazio per l’ennesima volta e lo saluto, ci vediamo al traguardo" riparte. Destino, o fato al quale io credo (infatti sono dell’idea che niente accade per caso), provo a mettermi a correre e questa volta ci riesco. Tanto che riprendo Giulio (nel palazzetto dormiva a fianco a me) e volo verso il paese che si fa incontro, vedo la chiesa e sento lo speaker che accoglie i concorrenti.

Ho il tempo di levarmi la giacca a vento per poter sfoggiare la conotta con i colori bianco verdi della mia orgogliosissima e piccolissima società l’ ATLETICA VALLESCRIVIA. Scusate se lo scrivo è la prima volta che la cito ma oggi è un giorno SPECIALE. Vicoletto del paese dove trovo i bimbi che mi danno il “cinque”, curva a sinistra poi a destra ed entro nella zona transennata dello show finale. Tappeto rosso in terra, lo speaker scandisce il mio nome e pettorale e applausi come per tutti. Ho vinto, abbiamo vinto, hanno vinto! Ritiro la preziosissima maglietta da FINISHER ma non ricevo il bacio……..quando si potrà ne sarò felice. E se sarà a darmelo l’ Orsa con i capelli corti e neri ancora di più! Ritrovo, Igor, Aldo, Giulio, Marco, Gabriele…tizio, caio, sempromio…. negli occhi di tutti una felicità smisurata. Festeggiamo con due Heineken a vetro così sono pari anche con la birra!
Non abbiamo voglia neanche di andarcene, dopo la doccia restiamo a guardare ed a incitare gli ultimi arrivi, a ringraziare tutti coloro che si sono prodigati per la riuscita e la cura meticolosa impiegata per far si che il tutto riuscisse in questa maniera fantasticamente precisa. GRAZIE ORSI. GRAZIE AMICI. HO REALIZZATO IL MIO SOGNO!

 

“…luoghi inviolabili della memoria. Soltanto gli orli un po’ sfocati ma così indissolubili e così
troppo intensi da dirsi…
dimentica quello che è stato comunque non ritornerà dimentica le mie parole…
non sempre c’è un lieto fine dimentica l’amore forse anche il dolore passerà
dimentica le cose belle e tutto il male sai di colpo sparirà ovunque io sarò comunque mi
resterà qualcosa di te
forse attimi ma eterni…”

 

 

DEDICATO ALLE “ LE PORTE DI PIETRA”

GILBERTO COSTA. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

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