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Documentario su Marco Olmo di Paolo Casalis e Stefano Scarafia - www.unpassodopolaltro.it

“La guerra dei poveri non finisce mai."
Nuto Revelli

“Ricordo un’alba sul Bianco, con il sole che illuminava la montagna.
Una sensazione bellissima, ma non so se era proprio poesia. Forse era solo sollievo.
Se stavo correndo da dodici ore, voleva dire che alla fine ne mancavano appena nove”
Marco Olmo, 2008

“Nella vita sono un vinto, sono nato povero e sono povero ancora adesso.
Corro per rifarmi. Corro per vendetta.”
Marco Olmo, 2008

Il Documentario dal titolo provvisorio "Un passo dopo l'altro" verrà concluso entro il 2009. Visitate il sito internet www.unpassodopolaltro.it per aggiornamenti sulla realizzazione dell'opera. Il titolo del documentario, le grafiche e l'immagine di copertina, così come visibili sul sito, potranno essere
soggette a variazioni.

 

Marco Olmo, a sessant’anni campione mondiale di Ultra Trail, si allena per quella che potrebbe essere la sua ultima gara.
Vincere è il suo unico obbiettivo.
Correre è la sua ragione di vita.
Questa è la sua storia.

 

 

Sinossi.

Il 29 Agosto del 2007 Marco Olmo si è imposto nella gara di Ultra-Trail più dura e più importante del mondo: l’Ultra Trail du Mont Blanc, 167 Km, venti ore di corsa in scenari tanto affascinanti quanto ifficili, intorno al massiccio del Monte Bianco, a quote che raggiungono i 2500 metri d’altezza.
Marco è di Robilante, un piccolo paese delle alpi piemontesi. L’8 di ottobre compirà 60 anni.

“Marco Olmo, una leggenda vivente”, così viene raccontato, e quando qualche corridore gli chiede che cosa si deve fare per diventare come lui, risponde sempre la stessa cosa: “Correre, non fermarsi mai”.Nato da famiglia contadina a Robilante, un piccolo paese delle Alpi piemontesi, Marco è convinto di aver tradito le sue origini abbandonando la montagna all’età di vent’anni per andare a lavorare nel cementificio del paese, lo stesso che tuttora da lavoro alla valle.

Per questo ancora oggi, nonostante i trionfi sportivi, si definisce un “vinto nella vita”. Marco ha cominciato a vincere, e forse anche a vivere, tardi, e ora non vuole smettere. Nella corsa ha trovato una speranza, il modo per emanciparsi e prendersi la rivincita su una vita aspra e povera.

Ma forse l’epilogo è vicino: nelle gare di quest’anno arranca, si ritira, non riesce più a vincere come di consueto. D’un tratto gli si presentano problemi e acciacchi fisici fino a oggi sconosciuti.

Quando smette i panni dell’atleta infaticabile e passa quasi tutto il resto della giornata sul divano a guardare la tv, proprio non riesce a immaginarselo un futuro senza più corse nè vittorie, e anche la moglie Renata, unica persona che lo segue e con cui Marco si confida, condivide le stesse speranze e le stesse paure. Che vinca o che perda, dovranno inevitabilmente fare i conti con il futuro, senza più gare nè vittorie sportive.


Motivazioni.
Per noi Marco è un eroe romantico, la sua sfida ci pare epica e commovente. La sua vita di rinunce e sacrificio, poetica. La sua scelta quasi inevitabile: corre per vincere ancora, correre per non perdere la speranza. Marco sfida se stesso, contro il destino, contro l’età e il fisico. Ma è una battaglia in qualche modo persa in partenza. L’inevitabile domani lo sta raggiungendo. Non potrà correre per sempre e, forse già da ora, non potrà più vincere come prima. Dovrà necessariamente trovare una nuova ragione di vita. La sua è una storia che appartiene a tutti noi. Prima o poi le cose belle finiscono ed è in quei momenti che bisogna saper essere coraggiosi. Non fermarsi, oppure fermarsi, e poi ripartire.


Contesto.
La Valle
Negli ultimi decenni il nostro Paese è stato oggetto di cambiamenti fisici, sociali ed economici che hanno trasformato irreversibilmente e in maniera traumatica il modo di vivere di intere generazioni.

Lo sviluppo dell’industria è stata la svolta decisiva. Le valli montane e i loro abitanti sono un esempio emblematico di questo cambiamento.
A Robilante, piccolo paese della Valle Vermenagna poco oltre Cuneo, negli anni ‘60-‘70 va in frantumi un modello che aveva retto immutato per secoli. Nel fondovalle si insediano cave di silice e cemento (la Buzzi Unicem, la Sibelco) che necessitano di manodopera. “Manodopera fresca, sana e rassegnata”, così Nuto Revelli ne “Il mondo dei vinti” descrive contadini e allevatori che dalle borgate in cui si viveva di allevamento e pastorizia, si trasferiscono per lavorare nelle fabbriche, come operai.

A distanza di anni, il territorio porta ancora le tracce di quella trasformazione, mentre la valle è tuttora alla ricerca di un differente modello di sviluppo.
Marco ha vissuto su di sé questo processo e ne porta ancora le cicatrici. Ci racconterà come è cambiata la sua vita, da contadino, a operaio, a campione di corsa.

Le gare di ultratrail.
Corrispondono alla lunghezza di circa quattro maratone. Corse a tappe o continue (quelle che Marco predilige) su percorsi estenuanti lungo sentieri di alta montagna, nella neve o attraverso le sabbie dei deserti nordafricani. Si corre di giorno e di notte, alla sola luce di una torcia (simile a quella che hanno sull’elmetto i minatori nelle cave). Tracciati pericolosi ai quali gli atleti si preparano con massacranti sessioni di allenamento. Tutti i giorni due ore di corsa e otto ore consecutive almeno una volta a settimana.
Competizioni in cui non basta la grande preparazione fisica, ma servono senso d’orientamento, coraggio e soprattutto la conoscenza dei propri limiti fisici e mentali e la capacità di superarli.

Atleti, tifosi, appassionati e amanti di questa disciplina sono decine di migliaia in tutto il mondo. In particolare in Italia, Spagna, Francia, Germania e Stati Uniti.

 
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Il documentario "Un passo dopo l'altro" nasce come progetto totalmente indipendente.
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