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In un clima da corsa ciclistica di una classica delle Ardenne, Fiandre o Liegi Bastogne Liegi, si è corsa domenica 15 novembre, la seconda edizione del Trail di Portofino.

Trail di Portofino

Simile per le condizioni meteorologiche, paragonabile per durezza del percorso e somigliante per superficie battuta. Infatti il clima umido, pioggia, vento forte a tratti, dislivelli fulminei, settori di pavè scivolosi e fangosi, veri “muri” di pietra hanno immedesimato la corsa a piedi con la corsa coi piedi a pedali. La manifestazione ha richiamato trailers da tutta la penisola, grandi numeri cresciuti esponenzialmente sommando le altre due opzioni gara: la mini marcia di 4 km e...

... il “corto” di 12! All'arrivo a Santa Margherita ligure è stato un piacere vedere pullman gran turismo provenienti dalle regioni vicine e quelle lontane.

Nel palazzetto dello sport dopo, la presenza di tante famiglie, i bambini i più emozionati. La conferma si è avuta in zona partenza con interi nuclei familiari incuranti del meteo attendere con gioia ed impazienza il via della corsa o passeggiata!

Il fascino della mattinata, dei luoghi attraversati tutti zuppi bagnati. Un filo elettrico “scoperto” ha dato il ritmo al passaggio di quanti hanno accettato il guanto di sfida del dio della pioggia.

Il tempo inclemente ha reso tutto speciale...eppure l'anno scorso la giornata fu splendida, indimenticabile...ieri lo è stato il resto, senza la presenza ingombrante del dio sole, sono emersi nuovi sapori.

Gesti semplici, come quelli di gattonare, di appendersi agli alberi, ai corri mano. Il rispetto e l'altruismo.
Infine c'è stata la gara, la competizione con vincitori e vinti, ma questa è un'altra storia...

Da parte mia...

“Beh...forse per punizione!”  Giovanni Storti

Al Trail di Portofino mi sono mischiato a tanta gente, tutta colorata diversamente, contribuendo e colorando l'Arcobaleno...la sua marcia.
Podisti  arrivati a Santa da luoghi di mare, città distanti e monti santi. Richiamati, attratti dall'omonimo Parco, stupefatti dagli angoli acuti di San Rocco di Camogli, stretto fra il monte e  la scogliera.
L'incanto sfiorato con il fascino intatto dell'abbazia di San Fruttuoso, posata sulla spiaggia. Passata attraverso i secoli da monastero, a covo di pirati a umile dimora di pescatori. La famiglia Doria in seguito, fece erigere  la torre, all'epoca prezioso “strumento” d'avvistamento...
Le discese: pietre rese viscide dalla pioggia fitta, dalla pozione poltiglia  di  fango e  fogliame.
Le risalite ripidissime, affrontate come formichine indemoniate dalla tribù dei trailers. Allungati dai violentissimi cambi di pendenza. E' li che alla domanda posta a Giovanni Storti sul perché pratichi  questo sport.  mi ha sorriso e risposto: < beh...forse per punizione! >
Ho corso molto, faticato tanto...camminato.
Ho reso omaggio ai volontari, disseminati meticolosamente in ogni “canto”, gli ho sorriso e ringraziato per il loro darsi, presenti  rassicuranti!
Ho provato cercando di cogliere più e quanto. Sospeso, immerso fra me e il mare borbottante. In cerca di attimi d'emozione, di stupore. Come i raggi filtrati fra le dense nuvole spesse, disegnando  miraggi fra le onde agitate...
Attraverso le fronde degli alberi nel bosco, raggi sfumati dalla nebbia, i quali hanno acceso i colori bagnati ma incendiati dell'autunno. Regalando una “fotografia” dell'insieme incredibilmente inaspettata!
Ho alzato gli occhi alti verso il cielo pur correndo prono, avanzando e camminando col capo chino.
Ho atteso pazientemente il mio “attimo fuggente”. Nel quale riesci ad ascoltare con gli occhi percepire con le orecchie.
“Ho masticato  ricci e sassi, sputato foglie e  fango. Bevuto il cielo, mangiato la pioggia,  sciato sul cemento.”
Ho corso incontro al vento a braccia aperte, per essere sollevato e trasportato.
Ho incrociato sguardi intensi, volti spiritati, occhi indemoniati lucidi di dolore per cadute rovinose.
Ho corso al fianco di Enrico, mio amico, se non bastasse, soprattutto mio fratello...mi sono divertito e cosa non da poco ho finito!

 

Di Gilberto Costa